Giorno del Ricordo 2023

Dal 17 Febbraio 2023 al 05 Marzo 2023

L’esodo giuliano dalmata a Rovereto. Dalle Manifatture alla Manifattura

Mostra a cura del Laboratorio di storia di Rovereto

Dalle Manifatture istriano dalmate alla Manifattura Tabacchi di Rovereto.

Per il Giorno del Ricordo dell'esodo giuliano dalmata, il Laboratorio ha programmato una mostra dedicata a coloro che, esuli da quelle terre e già dipendenti del Monopolio italiano nelle Manifatture di Pola, Fiume, Zara, oltre che nelle saline di Pirano, furono assunti nel dopoguerra alla Manifattura Tabacchi di Sacco.

Si tratta di decine di persone (circa una settantina), molti dei quali, grazie a questo impiego, si sono poi stabiliti a Rovereto.

La mostra, oltre a presentare una scheda professionale per ognuno di questi soggetti, è arricchita da testimonianze e documentazione che sarà reperita presso le famiglie di coloro che sono rimasti a Rovereto.

Riflessioni sul tema dell'esodo giuliano dalmata

e inaugurazione della mostra:

Giovedì 16 febbraio alle ore 17.00 Fondazione Caritro di Rovereto

Con la partecipazione di: Roberto De Bernardis (presidente ANVGD),

Anna Turcinovich (giornalista e storica),,Ricercatori del Laboratorio di storia di Rovereto

https://www.labstoriarovereto.it/

Tra le migliaia di persone che negli anni immediatamente successivi alla fine della Seconda Guerra Mondiale furono costrette a lasciare le terre istriano dalmate, un gruppo di queste ebbe una storia particolare che le portò, tra la fine degli anni Quaranta e l’inizio degli anni Cinquanta,a trasferirsi a Rovereto. Erano i dipendenti delle Manifatture Tabacchi di Rovigno, Fiume, Pola, Zara e delle saline di Pirano che facevano parte, finché l’Istria e la Dalmazia furono territorio italiano, del patrimonio del Monopolio di Stato, austro-ungarico prima, italiano dopo il 1918.

In un momento di così grande difficoltà e dolore per essere costretti ad abbandonare la propria casa, il proprio paese, i propri parenti ed amici, in pratica la propria storia, per molti di loro essere dipendenti di una Manifattura statale significò la possibilità di trovare una nuova sistemazione e un nuovo lavoro. Le fabbriche di Borgo Sacco (1854), Fiume (1851) e Rovigno (1871) avevano una struttura praticamente uguale perché per la loro costruzione vennero utilizzati gli stessi progetti e disegni. Facevano parte tutte e tre del Monopolio asburgico che concentrava nelle sue mani l’intera lavorazione ed il commercio del tabacco su tutto il territorio dell’Impero. Erano più di trenta le Manifatture Tabacchi sparse sul territorio dell’Impero austro-ungarico chiamate a soddisfare un mercato di 50 milioni di consumatori.

Nelle fabbriche si lavoravano quasi 300.000 tonnellate all’anno di foglie di tabacco che provenivano da tutto il mondo, per il confezionamento di sigari, sigarette, tabacco per pipa e da fiuto.

Rovigno era considerata una Manifattura minore, anche se nel momento di massimo sviluppo arrivò ad impiegare quasi 1.100 dipendenti prevalentemente donne e, come Borgo Sacco, era specializzata in sigari Virginia e sigari di media qualità.

A Fiume si producevano 5 marche di sigarette, 4 tipi di trinciati e 3 tipi di sigari. Con i suoi 1.200 operai la Manifattura di Fiume era l’impianto industriale più grande della provincia del Quarnaro.

La Manifattura di Pola fu ufficialmente inaugurata il 3 luglio 1923, collocata inizialmente nell’immobile di un’ex caserma austriaca: si trattò di un’attività produttiva di grande rilevanza per la città dato l’elevato numero di maestranze impiegate, anche qui in gran parte femminili. Sempre nello stesso anno venne inaugurata una succursale della Manifattura di Pola a Zara che, nonostante i bombardamenti, continuò l’attività produttiva fino all’inverno del 1947, quando lo stabilimento fu definitivamente chiuso dalla nuova amministrazione jugoslava.

Negli anni Quaranta l’Italia è un Paese che la guerra ha messo in ginocchio: i bombardamenti hanno distrutto case, strade, ferrovie e industrie. Mancavano lavoro e alloggi, e in questa situazione, i profughi provenienti dai territori della Venezia Giulia rappresentavano un nuovo e pressante problema cui il governo italiano era chiamato a far fronte.

L’assistenza ai profughi provenienti da Zara, da Fiume e dalle isole del Quarnaro, è affidata al Ministero dell’Assistenza Post-Bellica che si occupa anche di assistere altre categorie di bisognosi come i profughi e i prigionieri di guerra, i reduci, i militari rientrati dall’internamento e le vittime civili.

L’arrivo sempre più consistente di profughi giuliano dalmati sul territorio nazionale, obbliga il governo italiano a mettere in atto misure necessarie ad affrontarlo.

Si tratta di provvedimenti di logica assistenzialista con il solo risultato di assicurare ai profughi le condizioni minime di sopravvivenza, senza però provvedere al loro pieno inserimento nella realtà italiana.

Lo Stato si fa anche promotore di una serie di provvedimenti legislativi a favore dei giuliano dalmati. Già nel 1946 un decreto legge garantiva il reintegro dei dipendenti statali in posti di lavoro similari a quelli lasciati nelle sedi istriane; il 30 agosto 1948 viene promulgata una circolare rivolta in particolare ai lavoratori dei Monopoli di Stato, per i quali il governo italiano garantisce il reintegro nelle Manifatture Tabacchi italiane di tutto il personale purché abbiano fissato l’opzione per il ritorno in Italia entro e non oltre la data del 15 settembre 1947.

Accade così che in molte Manifatture attive sul territorio nazionale si registri un consistente afflusso di lavoratori (in gran parte donne) provenienti dalla Venezia Giulia.

Si tratta di più di 2.000 unità, gran parte delle quali saranno collocate a Firenze, Lucca e Genova Sestri, mentre le altre saranno inviate in centri minori. Un centinaio circa anche a Rovereto. Il direttore dei Monopoli di Stato invita il Ministero a interessare i prefetti delle province coinvolte affinché assicurino ai profughi la migliore assistenza possibile. Nelle città italiane destinate ad accoglierli, e così anche a Rovereto, il problema più grave è rappresentato dal reperimento degli alloggi. L’accoglienza che trovarono non fu affatto calorosa come forse si sarebbero aspettati, fu invece ostile e carica di diffidenza per queste persone che “venivano a portare via il lavoro”. Chi arrivava a Rovereto, tra il 1947 e il 1948, trovava una città piegata dalla guerra, case distrutte, mancanza di lavoro e un alto tasso di disoccupazione, problemi di approvvigionamento alimentare. Questa situazione

non giustifica né le prese di posizione di numerosi abitanti di Sacco contro i nuovi arrivati, né l’atteggiamento fortemente ideologico di parte del sindacato di fabbrica e di alcuni rappresentanti del Consiglio Comunale cittadino, che si schierano apertamente contro l’arrivo dei “profughi giuliani”.

I dirigenti della Manifattura Tabacchi ne sono consapevoli.

Sarà la direzione della Manifattura che provvederà, una volta trovati gli spazi dove sistemare i nuovi arrivati, a fornire i materiali per attrezzare i locali (tramezzi in legno e rivestimento in assi, porte, finestre, tavolati per creare divisorie) e a trovare, in collaborazione con il Comune, magazzini dove depositare le masserizie, in attesa di quella che sarà una sistemazione definitiva.